Giugno 2018

PERSONE & PERSONAGGI

SIMONE CASANICA

Il più giovane doppiatore professionista italiano

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Nell'esplorare attentamente l'incalcolabile tesoro seminascosto delle migliori risorse artistiche ed umane del nostro territorio, a volte riusciamo a cogliere l'eccellenza nei settori più disparati. E siamo stati fortunati, stavolta, nell'incontrare Simone Casanica: un piccolo grande protagonista del mondo dello spettacolo e della televisione in particolare. Le sue apparizioni nella serie di "Don Matteo" sono state per lui un vero e proprio trampolino di lancio nel mondo della fiction. Simone è un ragazzo di soli 16 anni ma con le idee già chiare sul proprio futuro: benché ancora studente al terzo anno di liceo classico, vuole fortemente continuare su questo cammino per raggiungere un giorno i traguardi più prestigiosi ed altisonanti.

Che scuole hai frequentato?
"Ho scelto il liceo classico per la mia passione verso le materie umanistiche al contrario delle tecniche che non fanno proprio per me. A mio avviso è una scuola che apre molto la mente sul proprio modo di pensare; italiano, filosofia, greco, magari per molti sono materie pesanti da mandar giù ma chi sceglie questo indirizzo scolastico è proprio ad esse che deve rivolgere seriamente l'interesse: costituiscono la radice del nostro essere, del nostro pensiero, del nostro modo di comunicare ed esprimersi.

Quali sono le tue principali passioni?
"Ho praticato calcio per 9 anni ed è sempre stata la mia più grande passione finché non sono arrivati impegni diversi, quelli come doppiatore prima ed attore poi, che mi hanno assorbito talmente al punto da essere costretto ad abbandonare il rettangolo di gioco, mio malgrado. Amo anche leggere molto e nel pensiero dei filosofi più importanti trovo sempre cose nuove da scoprire e da far mie. Tra i miei preferiti al primo posto c'è Charles Bukowski, ma mi sono immerso completamente nelle letture classiche come il simposio di Platone sull'amore. Mi piace molto anche il cinema, ho visto centinaia di film ma il mio preferito rimane sempre "Qualcuno volò sul nido del cuculo" così come il mio attore di riferimento, che adoro come nessun altro, è Jack Nicholson."

Come è nato l’interessamento per la strada artistica che hai intrapreso?
"E' nato tutto per caso, in una sala del CIM dove lavorava mia madre: avevo 6 anni quando durante le prove di una rappresentazione teatrale dei ragazzi della struttura mancava chi ricoprisse il ruolo di "Pinocchio" e Giovanni Leuratti, regista di quel lavoro, chiese proprio a me di interpretare quel personaggio. Andò benissimo e per me fu un vero colpo di fulmine, un amore a prima vista che non ho mai più abbandonato e che spero continui per tutta la vita."

Da lì, quindi l'inizio di una carriera...
"Ho continuato a fare teatro qui a Rieti. Nel 2009, in "Notre-Dame de Paris" sono stato Clopin Trouillefou, l'anno successivo, è stata la volta di "Sogno di una notte di mezz'estate" in cui ricoprivo il ruolo di Puck. Dopo questo mia madre mi iscrisse al provino per l'Accademia Artisti a Roma, venni ammesso e la frequentai per un anno diplomandomi con il massimo dei voti. Lì conobbi Luca Ward, uno dei più importanti doppiatori d'Italia, e sotto la sua direzione ho fatto molte MasterClass. Ho appreso tantissimo da docenti come lo stesso Luca, sua sorella Monica Ward, Pino Insegno e molti altri. Successivamente ho iniziato a doppiare: dapprima mi limitavano a fare dei brusìi, poi il primo personaggio, Buster, in un film per Netflix, "Le regole  della casa del sidro" del 1999, dopodiché, man mano che prendevo confidenza con sala e microfono, son passato a dare voce a Cahill in "A Magic Christmas", un film trasmesso l'ultimo dell'anno del 2016 sulle reti Rai. Successivamente ho iniziato a frequentare una scuola per Musical con Alberta Izzo, Gabriele Foschi ed il marito di Alberta, Davide Calabrese degli "Oblivion", un artista bravissimo da cui ho rubato molto mestiere. Grazie a questa scuola ho iniziato ad apprezzare moltissimo il Musical ed a rappresentare come attore, (come cantante e ballerino all'epoca non ero un granché...), qualche personaggio come la Bestia ne "La rosa incantata", Monsignor O'Hara in "Sister Act" ed il padre di Charlie ne "La fabbrica di Cioccolato". Malgrado ancor oggi continui a frequentare quell'ambiente e quelle splendide persone, devo ammettere non la ritengo la strada per cui ho studiato e che vorrei continuare a perseguire."

 Attualmente, invece, come sta proseguendo il tuo cammino?
"Con "Studio Emme", la mia agenzia da tre anni, la più forte sul mercato, ho intrapreso un nuovo corso, nuovi studi, e grazie al mio insegnante-mentore, Saverio Deodato, ho avvertito un radicale passo avanti nel mio modo di recitare, di pormi sulla scena, una sorta di cambio di rotta molto evidente. A lui devo molto, se non tutto, se oggi riesco a recitare con maggior consapevolezza dei miei mezzi. Inizialmente non lavoravo nel cinema né in televisione ma da quando seguo i suoi insegnamenti questo è accaduto puntualmente, con frequenza costante. Da qui una parte in "Terra promessa", con Ricky Tognazzi, che però non ho potuto accettare per il sovrapporsi dell'impegno preso con "Don Matteo", mio assoluto esordio in tv."

 Che tipo di attore ti piacerebbe essere in futuro?
"Nicholson dice "...io, quando recito, sono selvaggio": ecco io la vedo perfettamente così, in linea con questa sua filosofia... artistica. Sebbene non disdegni alcun ruolo, a me piace troppo interpretare parti sopra le righe, fuori dagli schemi, il Willy Wonka de "La Fabbrica di Cioccolato", per intenderci, ed un altro mio punto di riferimento, per meglio far comprendere il mio pensiero, è Edward Norton."

 Ma c'è una novità in vista, una nuova avventura, giusto?
"Un mese fa ho fatto un provino per "Che Dio ci aiuti", è andato molto bene e da qualche giorno ho avuto la conferma ufficiale di essere stato preso nel cast del lavoro. Non conosco ancora bene il personaggio che vorranno assegnarmi ma sono enormemente contento di questo nuovo viaggio che mi accingerò ad affrontare con il morale a mille. Sono sempre più convinto che questo sia il mio futuro, quello per cui ho fatto e continuo a fare sacrifici, sia io che la mia famiglia. La mia più grande aspirazione, sembra sciocco e forse pretenzioso alla mia età, è quella di arrivare sul tetto di questa professione: l'Oscar.
Ma c'è tempo, tanto tanto tempo e tante... pagnotte da mangiare lo so, ma sognare non costa nulla e la mia testardaggine, perseveranza, il mio impegno quotidiano nel continuo studio, sono le armi migliori per arrivarci."

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