a cura di Maurizio Festuccia

Ottobre 2017

SCATTO D'AUTORE

ITZEL COSENTINO

Una fotografa professionista

foto

Si prosegue questo fantastico viaggio attraverso i mondi più nascosti, reconditi, degli amanti dell'arte fotografica. Ancora una volta cercheremo di mixare un personaggio che di questa passione ne ha fatto mestiere, conoscendo, come sempre, i suoi trascorsi, il suo pensiero, le sue preferenze relative all'affascinante mondo della fotografia. E' raro imbattersi in una donna-fotografo (accadde mesi fa con Silvia Giuli) ma questa volta siamo riusciti a scovarla tra i tanti colleghi maschietti tra cui ha dovuto farsi largo in questi pochi anni che l'hanno vista vivere la nostra città. Parliamo di Itzel Cosentino.

 

Chiunque oggi abbia sposato come professione la fotografia, nasce comunque da una inevitabile, originaria passione. Per te come e quando accadde?

"Nasco come artista a tutto tondo. Come fotografa ho mosso i primi passi da piccola quando i miei mi regalarono una Polaroid. Poi passai alle macchinette usa-e-getta fino alle prime reflex che diedero alla mia creatività un'impennata senza precedenti. Avendo fatto l'Accademia di Belle Arti, anche la foto ben si sposava con le altre discipline artistiche che amavo praticare, tra tutte, la pittura e l'incisione. Ho dato alla luce diversi progetti unendo queste 3 tecniche che mi hanno sempre appassionato ed accompagnato fino ai giorni d'oggi. Inizialmente la fotografia mi serviva non solo come mezzo d'espressione ma anche come note-book per i miei lavori pittorici poi, molto più avanti, ho scoperto che poteva essere la mia professione e così è stato. Difficile fare a meno di portare con me, ogni giorno, ovunque, la mia reflex; anche Bresson e Kapra asserivano che 'se non realizzi qualcosa con la fotografia, durante la giornata, non ti senti una persona attiva': a me capita proprio questo."

 

La tua prima foto importante?

"Scattandone migliaia ogni giorno non è facile fare una cernita ma credo che sia stato un ritratto che feci ad un amico in Valle d'Aosta. Mi è sempre piaciuto molto quello scatto perché proprio attraverso quella foto raccontavo la persona ed il ritratto, infatti, è una delle mie mire privilegiate. scoprire chi hai di fronte, conoscerla un po' di più è l'essenza dei miei scatti ritratto, rappresentarla con i miei occhi è il massimo per me."

 

Bianconero o colore?

"Li amo entrambi ma il fascino che esercita una foto in bianco e nero non ha pari. La stragrande maggioranza dei miei scatti, non intendo quelli da professionista, sono in bianconero. Anche quando realizzo servizi fotografici, book od altro, lascio sempre una grande percentuale di foto al bianco e nero."

 

Oggi sei una professionista a tutti gli effetti ma quando c'è stato il reale passaggio dalla 'versione amatoriale', quella fatta di sola passione?

"Per la laurea mi sono fatta regalare una Nikon D40. Con quella macchina mi si è aperto un mondo: scattavo sempre, continuamente, a qualunque cosa, me ne sono innamorata immediatamente. In precedenza avevo una Olympus OM1 in analogico, ma il digitale mi ha subito appassionato. Conclusa l'università ero sempre intenta nel realizzare mostre in giro per l'Italia ed ero certa che la mia inclinazione artistica avrebbe preso il sopravvento su tutto nella vita; mai avrei pensato che da lì a poco il mio diletto per la foto si sarebbe trasformato in professione. Poi da Roma, dove sono nata e vivevo, venni a Rieti sette anni fa (per amore) e, dovendo trovare una occupazione per sostenermi, proponendomi all'agenzia PrimoPiano come grafica, mi venne di rimando offerta l'opportunità di entrare nella redazione ma come fotoreporter."

 

Come si coniuga il lavoro di fotoreporter con la sfera artistica che ti ha sempre contraddistinto?

"Certo un fotoservizio per una redazione lascia poco spazio all'arte anche se puoi sempre metterci del tuo in una visione alternativa, puoi trovare una prospettiva o un'angolazione più creativa in modo da rendere lo scatto un po' meno freddo e più artistico ma è chiaro che un reportage di cronaca rende il tutto meno 'poetico'. Magari accade di fare foto a concerti, teatro, manifestazioni ed allora torna imperativo la necessità istintiva di ricercare soggetti e situazioni più consone all'arte che non alla fredda cronaca da riportare sulla scrivania del caporedattore. Lì dai sfogo anche al piacere oltre che al dovere. I servizi ad Amatrice, ad esempio, riuscivano spesso a mettermi in questa condizione. Oltre alle foto per il giornale (sono ancor oggi in forze alla della sede locale de Il Messaggero), ho svariati scatti 'artistici' alle rovine che, assieme agli altri realizzati in diverse parti d'Italia in simili circostanze, diverranno presto oggetto di un progetto più ampio che sto preparando da anni: una mostra fotografica a tema e, forse, un libro fotografico degli scatti più intensi e particolari."

 

Parlavamo della tua predilezione verso il ritratto...

"Sì, ammetto che il ritratto è il mio prediletto anche se non disdegno altri soggetti. Da quando vivo in questa città, che trovo magnifica per certi aspetti, ho fatto molte escursioni fuori porta. Mi piace moltissimo andare in montagna, magari con la neve, ai laghi, in campagna. Ho spesso realizzato dei workshop di fotografia naturalistica: scorci, animali, paesaggi, ad esempio, sono per me una grande attrattiva e se, e quando, mi riesce di associare in un scatto ritratto e natura, per me è il massimo. In Germania, nella Foresta del Bayerisherwald, ebbi l'occasione di fotografare cinghiali, cervi, linci, orsi, una cosa magnifica. Fotografare il comportamento degli animali è interessantissimo. Ultimamente, invece, ho seguito anche dei corsi di fotografia di moda a Bologna, Firenze e qui a Rieti: ho allora seguito un bravo operatore del settore, di Terni, e devo dire che mi sono molto divertita. Non escludo una capatina anche in questo settore."

 

Un occhio fotografico attento, proveniente da fuori, cosa coglie nel nostro territorio?

"Ho abitato inizialmente in via San Francesco ed ho fotografato Rieti in lungo ed in largo. Scorci, archi, vicoli, fiume, vecchie abitazioni, mi ha sempre attratto un po' tutto con particolare fascino. E' una città molto attraente fotograficamente parlando, dal suo centro storico fino all'imperioso richiamo del vastissimo verde che la circonda. Certo, Roma mi manca molto: qui non ci sono grandi mostre, eventi internazionali come accade in una metropoli di cui vado ghiotta, ma con occhio diverso riesci anche qui a farti rapire da molte cose."

 

Come si può vivere nella nostra città di professionismo fotografico?

"Ormai sono freelance da 3 anni e devo riconoscere che è abbastanza faticoso in una piccola città, per di più con un mestiere come il mio, trovare spazi e consensi ma ormai conosco tutti e tutti conoscono me. Non mi torna difficile, pertanto, realizzare servizi fotografici di cerimonie, ritratti, book, scatti in sala pose o still life per aziende, oltre a riuscire a trovare il tempo per organizzare convegni, workshop e mostre anche fuori Rieti."

 

Senti evidenti i tuoi passi avanti in questo settore?

"Io continuo sempre a studiare cercando di formarmi una cultura fotografica sempre più ampia e variegata; mi piace ricercare nuove tecniche di ripresa, ambientazione, schemi di luce particolari. L'importante è non fossilizzarsi in un unico ambiente, si rischia di impantanarsi e non di continuare ad evolversi, a crescere. Avendo spesso Roma come riferimento, mi torna facile riportare tecniche e tipologie di scatti che quasi nessuno adotta qui. Diciamo che il mio continuo camminare, osservare, imparare potrebbe essere il reale punto di forza per impormi e farmi meglio apprezzare anche in una città come questa dove, così come accade in qualsiasi piccola realtà, il clientelismo spesso la fa da padrone."

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