Ottobre 2018

STORIE

TERME DI COTILIA

Le tessere di un puzzle da noi completato

turismo

(di Stefania Santoprete) No, non era più una questione privata. La chiusura protratta ormai per troppo lungo tempo delle Terme di Cotilia era un problema che riguardava il territorio investendo il settore economico e turistico.

Non solo per quei lavoratori stagionali non più impiegati nei 3 anni di chiusura, ma per l’indotto mancante, per la desolazione di quelle 4 fontane di cui da anni si rimpalla il dovere di manutenzione tra sindaco e proprietà, per un bene importante e prezioso che rimane ‘congelato’ mentre in ogni parte d’Italia diventa stimolo e occasione di sviluppo.

Quegli stimoli che bene avvertì negli anni Settanta il costruttore Valerio Del Tosto, originario di Pizzoli, quando investendo il frutto del lavoro svolto a Roma, acquistò il distributore  e un embrione delle terme di allora.

A lui venne intestata la concessione per lo sfruttamento del giacimento minerario. L’EPT di allora ebbe un grossa parte d’ausilio nell’incentivarne la frequentazione, stampando un opuscolo dedicato alle terme, costituite all’epoca dall’attuale area del bar e parte del ristorante, offrivano soprattutto la cura attraverso i fanghi. Certo poca cosa rispetto a quelle di Antrodoco, basate su un’acqua sulfurea più leggera dal punto di vista minerale e di conseguenza maggiormente gradevole al gusto e all’odore, di cui purtroppo negli anni si son perse le tracce e la notorietà.

Chi ha qualche capello bianco in più ricorda quei due gradini che, dall’attuale parcheggio, permettevano di raggiungere l’originaria fontana, nel luogo opposto alle attuali. Appena dietro il cancello, protetta da un bussolotto in muratura, ribolle ancora la preziosa acqua mentre il laghetto a fianco è dato dal suo reflusso. Vietato soffermarsi o rimanere esposti ai vapori dell'acqua sulfurea che presenta un odore di idrogeno solforato ed un sapore sulfureo frizzante (di uovo marcio, come diciamo sin da bambini), lo provano sulla propria pelle i poveri uccelli che spesso cadono tramortiti. Per assicurarne la purezza le pompe la captano a circa 60 metri di profondità per poi condurla all’altro lato della strada. Questa è la ‘miniera’ proprietà dello Stato, inizialmente in concessione all’ACI.

‘Un gentiluomo’ così ricordano l’imprenditore Valerio Del Tosto, pronto a sovrintendere ogni piccolo particolare, presentandosi di buon’ora tralasciando i suoi impegni abituali. Era solito fare il giro delle terme nazionali pur di importare l’esperienza altrui e ipotizzare nuovi sviluppi, pian piano realizzò lo stabile ad un piano, al posto del bar, ed ingrandendosi costruì il capannone delle inalazioni. Notevole l’affluenza dei pazienti, compresi quelli abruzzesi che arrivavano grazie ad un bus quotidiano dalla Città de L’Aquila, complice il diritto riconosciuto ai dipendenti dello Stato (e non) di usufruire di ferie termali pagate (un privilegio in seguito revocato). Il giorno quindi cure cure idro-fango-termali e la sera ballo nell’area dancing, con un bel movimento soprattutto estivo. Fioriscono altre attività collaterali, nascono più punti gastronomici nei vari chioschetti. Si organizzano importanti Convegni nazionali di medicina.

Alla morte del titolare, subentrarono i due figli maschi: Amedeo titolare dell’attuale concessione e Stefano architetto, garantendo una linea di continuità rispetto alla politica imprenditoriale paterna, continuando nell’opera di progettazione ed espansione, avvalendosi anche di figure di rappresentanza in zona.

E si arriva alle vicende attuali. Un lutto colpisce la famiglia ponendo di fatto l’impresa termale nelle mani delle nuove generazioni, con l’inevitabile cambio di visione su idee e programmazione.

Le ultime notizie certe risalgono ad una vecchia campagna pubblicitaria del 2015 (a ridosso della conferma dell’autorizzazione d’esercizio e dell’accreditamento da parte della Regione) in cui si annunciava "Stiamo lavorando per voi", promettendo una ristrutturazione totale e invitando gli utenti ad attendere una riapertura che, pur ‘bucando’ una stagione, sarebbe stata imminente.
Da allora silenzio tombale. Per tutti.

Nonostante il continuo malumore espresso attraverso i social, nessun organo istituzionale ha inteso muovere un dito per tentare di capire quali fossero le prospettive che, ripetiamo, riguardano un intero territorio. In molti affermano che il Sindaco di Castel S. Angelo in veste di autorità sarebbe potuto intervenire per motivi istituzionali importanti ed informarsi tramite la Regione sollecitando verifiche.

Così come, venendo a mancare un luogo termale convenzionato, anche la Asl avrebbe potuto far proprie le istanze di molti pazienti (essendo tra l’altro espressamente indicata nel rinnovo della convenzione come ente preposto alla vigilanza sui requisiti). Per non parlare della Politica.

E comunque, nel caso ciò fosse avvenuto, è mancato l’ultimo anello della catena, il più importante, la comunicazione: abbiamo pensato allora di farci noi gli affari delle Terme.

 

 

Un settore in rilancio

La chiusura protratta ha qualcosa a che fare con un disegno di legge la cui approvazione sembrava imminente nella precedente legislatura? Emanuele Boaretto Presidente di Federalberghi Terme nazionale ci racconta come fosse stato sostenuto un disegno di legge di riforma del termalismo, con l’obiettivo di favorire il rilancio del settore e nuovi investimenti per l’ammodernamento degli impianti e delle strutture. Iter decaduto con il cambio di legislatura e la mancata rielezione di alcuni parlamentari che l’avevano sostenuto. “Il fatto che le Terme non siano delocalizzabili, a differenza di tante altre aziende ed attività, impone l’attenzione che meritano a livello di governance dei territori. Chi amministra deve tenere a mente che ci sono due tipi di economia ‘a termine’ e ‘non’. Le terme rappresentano un’economia che si ripropone ogni anno. Noi immaginiamo il futuro delle terme non tanto come assistenzialismo del servizio sanitario, ma come passaggio necessario per arrivare ad un invecchiamento attivo della popolazione. Vorremmo recuperare la considerazione che ne avevano i Romani, di un rituale sociale necessario al proprio benessere, da preservare quale patrimonio culturale.”  Intanto la Legge di Bilancio 2018 ha stabilito che il credito d’imposta per la riqualificazione delle strutture alberghiere sia esteso anche alle strutture termali (per realizzazione di  piscine ed apparecchiature necessarie alle attività) e si discute del ruolo che le Regioni dovrebbero avere nella proposta di legge di iniziativa parlamentare sulla disciplina del settore.

Territorialmente, ci rassicura il fatto che FederTerme, socio di categoria del sistema di rappresentanza di Confindustria, stia concludendo con il Mit un contratto di programma  di una serie di imprenditori termali in cui comparirebbero anche gli attuali concessionari delle Terme di Cotilia partecipando per un investimento considerevole.

Costanzo Jannotti Pecci, presidente di Federterme, in occasione dell'inaugurazione, a Fiuggi, del quarto Accelerathon nazionale previsto dal programma FactorYimpresaTurismo, promosso da Mibact e Invitalia ha lanciato la proposta di un contratto di sviluppo per il sistema termale, per rilanciare il settore secondo le specificità e come antidoto anche alla fuga dei cervelli: saranno i giovani a portare innovazione e nuovo slancio.

 

 

Grandi novità per Cotilia

Tornando alla nostra realtà, dopo un sopralluogo in zona abbiamo appreso che i lavori sarebbero completati a fronte di un investimento ragguardevole riguardante l’impianto di aria condizionata, i macchinari su misura realizzati e posizionati e  il rinnovo dei locali.

Sarebbe nel frattempo partita la selezione del personale ed essendo stati eseguiti anche i protocolli di salubrità, sembrerebbe ormai confermata la riapertura anticipata da ‘Format online’ che slitterebbe di un mese, ovvero a metà ottobre.

Una bella notizia a cui fa eco quella che, in un prossimo futuro, non si tratterà solo di vedere rinnovata e attualizzata una struttura tanto importante per il nostro territorio, quanto di potenziarla con una visione che tenga conto dell’indispensabilità di un prodotto turistico completo come avviene appunto in quelle zone d’Italia cui ‘nonno Valerio’ guardava con interesse sin dal principio. Ormai sembra siano maturi i tempi per un completamento in grande stile: si vocifera di un’importante struttura alberghiera accompagnata da una SPA, capace di dare una giusta cornice alle virtù salutari delle copiose sorgenti di acque acidule, solforose e ferrate di Cotilia già apprezzate fin dai tempi degli antichi Romani. 

 (si ringrazia Antonio Cipolloni oltre alle altre persone a vario titolo interpellate)

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