a cura di Rino PANETTI

Aprile 2019

MAGICAMENTE

IL MENTALISMO SPIEGATO DA ME. ECCO COSA MI HA INSEGNATO

Innovazione

(di Rino Panetti) Sono passati oramai 20 anni dal giorno in cui, dal salotto del Maurizio Costanzo Show,entrai nelle case di quasi 2milioni di italiani.

Con Maurizio Costanzo ci accordammo per un effetto magico durante la serata e quattro chiacchiere. “Tienine però uno di riserva, non si sa mai”. Iniziò il programma... e alla fine mi chiese di esibirmi per tre volte.

Ricordo la sua domanda, a un certo punto: “Ma cos’è, il mentalismo quindi?

Già, cos’è? Oggi è una forma di spettacolo molto nota e diffusa; allora molto meno. In Italia, restando agli ultimi decenni, possiamo attribuire a Tony Binarelli il merito di averlo portato (riportato) alla ribalta e, cosa molto significativa, egli lo fece senza mai utilizzare il termine “mentalismo”.

Ma cos’è il mentalismo, quindi?

Tecnicamente (e in modo intuitivo) possiamo definirlo un ramo dell’arte illusionistica incentrato su esperimenti che hanno a che fare con le potenzialità della mente. A sua volta, può esprimersi in modalità diverse: preveggenza (capacità di vedere il futuro), chiaroveggenza (capacità di vedere cose nascoste alla vista, ad esempio il contenuto di una busta. Un esperimento di chiaroveggenza lo proposi con Claudio Lippi al Costanzo Show), telecinesi (capacità di spostare oggetti con la mente), telepatia (capacità di leggere il pensiero di una persona).

Da qualche anno si assiste poi a un particolare fenomeno: non sono pochi i mentalisti che impostano le loro esibizioni sul tema della comunicazione, della gestione delle relazioni, cavalcando di fatto (e non è una critica, tutt’altro) una moda dei nostri tempi: questo sempre più diffuso bisogno di coach, di esperti di PNL et similia.

Ma a me il mentalismo ha insegnato due cose, soprattutto:

la PRIMA: c’è sempre un modo più immediato e semplice di fare una cosa. L’importante è ricercarlo.

Pensateci: un mentalista in teoria dovrebbe poter eseguire i suoi esperimenti senza alcun oggetto o attrezzo, solo le menti. Un vecchio motto tra mentalisti suona così: “Ogni volta che introduci un oggetto, ti dovrebbero dimezzare il compenso”.

La semplicità è la sofisticazione suprema, ammoniva del resto lo stesso Leonardo. Ecco, il mentalismo mi ha allenato, giorno dopo giorno, in questa ricerca della semplicità, nel senso di puntare ad andare diritti al punto, focalizzarsi solo su ciò che è in grado di aggiungere Valore, riconoscendo tutto ciò che invece è spreco (di risorse, di movimenti, di parole, di attenzioni, di intenzioni) e trovare il modo di superarlo.

La SECONDA: mi ha insegnato a costruire storie, racconti, perché il mentalismo ha bisogno di contestualizzazione, di fascinazione, di suggestioni. Grazie al mentalismo ho potuto tenere allenata la mia immaginazione, la capacità di trovare interconnessioni.

Semplicità e immaginazione, due fattori decisivi non solo nei processi creativi ma nella vita. E il mentalismo mi aiuta a tenerli accesi.

PS: perché Binarelli non usò mai il termine “mentalismo”? Perché c’è un livello superiore nello spettacolo: si raggiunge quando il personaggio rende inutile le categorie...

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