(di Ileana Tozzi) Fino ad ora, la nostra rubrica ha trattato esclusivamente le antiche strade circoscritte dal perimetro delle mura urbiche: ma altrettanto, se non ancora più antiche, sono le strade che si inoltrano nella campagna verde e vegetata sovrapponendosi ai confini della centuriazione romana fino a raggiungere a mezza costa il tracciato delle consolari.
Quante, di queste strade, dovette percorrere Carlo Murena, un nostro conterraneo illustre colpevolmente dimenticato?
Nato nel 1713 a Collalto, antico feudo benedettino ai confini tra Stato e Regno, dopo avere intrapreso gli studi umanistici Carlo Murena perfezionò la propria formazione di architetto presso lo studio di Nicola Salvi. Già alla fine degli anni ’30 del XVIII secolo, iniziò la sua fruttuosa collaborazione con Luigi Vanvitelli, sotto gli auspici del cardinale Francesco Barberini. A fianco del celebre architetto di origini olandesi, Murena partecipò come direttore dei lavori all’erezione del convento nuovo di Montemorcino presso Perugia per i monaci Olivetani, che nel 1740 gli affidarono la decorazione delle cappelle della chiesa di Santa Maria in campis, e successivamente, nel 1743, il progetto della chiesa di Santa Croce di Sassovivo presso Foligno.
Nel 1750, assunse l’incarico di architetto ufficiale del cardinale Federico Marcello Lante Montefeltro della Rovere. Lavorò attivamente per la Santa Casa di Loreto, realizzando il nuovo campanile del Palazzo Apostolico. Nel 1754, fu nominato architetto del Capitolo di San Pietro intensificando la sua proficua collaborazione con Luigi Vanvitelli, architetto soprastante della R. Fabbrica di San Pietro. In questo stesso anno, si dedicò al progetto dell’altare e del tabernacolo della cattedrale di Terni, una monumentale macchina scenografica elaborata in ossequio al dettato dell’ultima sessione del Concilio di Trento dedicata a definire i lineamenti dell’architettura e dell’arte al servizio della catechesi e della liturgia nella stagione della Riforma, destinata a custodire e ad ostendere nelle principali festività la reliquia del Preziosissimo Sangue, lascito del cardinale Francesco Angelo Rapaccioli, vescovo di Terni dal 1646 al 1656.
Nel 1759 Carlo Murena fu eletto accademico di merito dell’Accademia di San Luca presso la quale intraprese con successo l’insegnamento: tra i suoi allievi, si distinsero tra gli altri Giuseppe Piermarini, Virginio Bracci, Girolamo Toma, Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi. Morì improvvisamente, intestato, il 7 maggio 1764.
Mancò, al valente architetto originario di Collalto, l’occasione di lavorare per la terra natale, nonostante che la committenza civile ed ecclesiastica promuovesse ai suoi tempi la costruzione di maestosi palazzi gentilizi, di chiese e di oratori di indubbio prestigio: non possiamo meravigliarci, se pensiamo come al tramonto del secolo precedente la città di Rieti avesse trascurato il “genio bizzarro” del pittore Antonio Gherardi, fino a pretendere che lavorasse pressoché gratuitamente per dare vanto al palazzo Comunale provvedendo alla decorazione di una delle sale dell’ultimo piano portando a compimento il lavoro intrapreso da Vincenzo Manenti. Nemo propheta in patria: restituiamo, almeno, la memoria a questo valente architetto, figlio della terra sabina.