di Massimo Palozzi - Nella settimana in cui il ministro dell’Istruzione annuncia una nuova stretta sui cellulari in classe, il mondo della scuola fa i conti con le iscrizioni alle superiori per il prossimo anno.
Secondo i dati diffusi dall’Ufficio scolastico provinciale, Rieti si pone in linea con il resto del Lazio. È infatti il liceo scientifico ad attrarre il maggior numero di studenti: 181, in crescita rispetto ai 136 dell’anno passato. Lo “Jucci” avvicenda in testa alla classifica l’I.I.S. “Celestino Rosatelli”, che incassa un lieve calo passando da 182 neoiscritti a 136. Terzo per numero di ragazzi che lo frequenteranno a partire da settembre, l’istituto “Elena Principessa di Napoli”, che ha raccolto 135 nuovi studenti contro i 154 dell’anno in corso.
Stabili il “Luigi di Savoia” e l’alberghiero “Costaggini”, con rispettivamente 97 e 80 iscrizioni.
A seguire il liceo classico “Marco Terenzio Varrone”, che si mantiene sostanzialmente invariato con 68 alunni, a fronte dei 70 che lo avevano scelto nella precedente tornata.
Chiude la classifica cittadina il liceo artistico “Calcagnadoro” con 38 iscrizioni, 9 in meno del 2023/2024.
A livello provinciale, ha riscosso particolare successo l’istituto “Gregorio da Catino” di Poggio Mirteto, grazie anche alla sua ampia offerta formativa, che ricomprende vari licei (scientifico, linguistico, delle scienze umane) oltre ad indirizzi di studio professionali in settori come industria, artigianato e moda o economico-finanziari, turistici e ambientali. La scuola mirtense ha registrato un vero e proprio boom di richieste (248), con un aumento di 67 unità rispetto alle 181 di un anno fa.
Seguono l’“Aldo Moro”, in calo di 20 iscritti rispetto ai 179 del 2023/2024, e il liceo “Lorenzo Rocci” con 129 (entrambi hanno sede a Passo Corese, nel comune di Fara in Sabina). L’istituto omnicomprensivo “Sandro Pertini” di Magliano Sabina registra invece 47 immatricolazioni, mentre quello di Borgorose nessuna, contro le 7 dell’anno in corso. Stabile, infine, il liceo scientifico sportivo di Amatrice, grazie anche a studenti provenienti da altre regioni.
In totale gli iscritti alle superiori per il prossimo anno sono in provincia 1332, contro i 1355 dell’attuale. La flessione appare minima, appena 33 studenti in meno. In realtà il calo demografico viene denunciato dai dirigenti scolastici come uno dei maggiori problemi che ora cominciano ad avvertirsi, soprattutto a livello periferico, nella formazione delle prime classi dell’ultimo ciclo di istruzione preuniversitaria, dopo che gli effetti dell’invecchiamento della popolazione si erano già fatti sentire tra scuola dell’infanzia, primaria e medie.
Nel complesso i dati parlano di una relativa stabilità dei licei e di una costante crescita degli istituti tecnici e professionali. Segno di un desiderio dei ragazzi di frequentare corsi professionalizzanti, in grado di immetterli con celerità nel mondo del lavoro.
La dinamica delle iscrizioni apre quindi il campo a considerazioni sui riflessi che simili scelte da parte delle nuove generazioni comportano rispetto alla presenza universitaria. Tradizionalmente lo sbocco naturale dei liceali era e resta l’università. Che a Rieti tenta un radicamento sempre più profondo contando sul partenariato strategico tra la Sapienza di Roma e la Tuscia di Viterbo, anche in vista del prossimo scioglimento del consorzio che tra mille difficoltà ha finora gestito i corsi di laurea offerti dal polo reatino.
La recente approvazione di 100 posti a medicina da parte dell’ateneo romano (5 dei quali riservati a studenti stranieri) per il prossimo anno accademico rappresenta un passo in avanti significativo, che però richiede interventi infrastrutturali di contorno altrettanto importanti.
Da segnalare in questo senso il riposizionamento della Fondazione Varrone, che in settimana ha inteso ripercorrere le tappe del proprio impegno a favore dell’università reatina. “Mentre continuiamo a sostenere la Sabina Universitas nella sua attività di erogatore di servizi, onorando una partecipazione al consorzio che dal 2005 ha visto la Fondazione investire oltre 8 milioni di euro, in questi mesi abbiamo avviato una interlocuzione diretta con la Sapienza di Roma per quelle che sono le esigenze più pressanti della facoltà di medicina”, ha spiegato giovedì il presidente Mauro Trilli, precisando che “non si parla più di fondi per finanziare corsi accademici ma di spazi idonei a garantire l’attività didattica, di ricerca e amministrativa dei nuovi corsi già programmati a Rieti”.
Il riferimento è in particolare all’avviso pubblico lanciato dalla Sapienza nell’ottobre scorso per la ricerca di immobili da prendere in locazione, al quale la Fondazione Varrone ha risposto indicando il polo culturale di San Giorgio, comprensivo della biblioteca e del complesso accanto all’ex chiesa, e i locali dell’ex Bosi, utilizzati fino al 2022 come hub vaccinale e ora ceduti in comodato gratuito per le necessità del centro di ricerca del dipartimento di medicina.
Il tutto in attesa della promessa creazione del campus universitario presso il dismesso ospedale vecchio, il cui recupero è iniziato da tempo, e più nel lungo termine della sistemazione dell’area dell’ex Zuccherificio, da dedicare eventualmente a sede dell’intera università, ora invece sparsa in maniera piuttosto casuale sul territorio cittadino.
25-02-2024